Mancano medici di famiglia, e a ognuno 1.800 pazienti
Il presidente dell'Ordine analizza le criticità del sistema tra burocrazie e obblighi
Elisabetta Paraboschi
August 7, 2025|2 giorni fa

segalini
Il rapporto è di 1 a 2000. La mappa della penuria dei medici di medicina generale ha questa scala: a Piacenza per ogni medico ci sono quasi 2000 pazienti. Per la precisione sono 1800, ma poco cambia. Un tempo il limite (giuridico e del buon senso) stabiliva che ogni medico di base potesse seguire mille pazienti. Oggi si va verso il raddoppio.
La conferma arriva da Augusto Pagani, presidente dell’Ordine dei medici di Piacenza: «I problemi ci sono e non sono né piccoli né pochi – inizia a spiegare – anche se sinceramente non è una novità: una situazione del genere era prevedibile e scritta nell’anagrafica dell’ente previdenziale. Nel 2010 il 30 per cento dei medici avevano un’età tale da far prevedere che dopo quindici anni ci sarebbero stati diversi pensionamenti e i numeri di accesso alle facoltà non erano tali da coprire le uscite dalla professione. Adesso infatti ci troviamo in una situazione di carenza che riguarda la medicina del territorio e quella ospedaliera con alcune specialità che fanno più fatica perché considerate più a rischio e perché espongono il medico a maggiore stress e minore gratificazione».
Fra queste professionalità c’è appunto il medico di medicina generale: «Attualmente nel nostro territorio ogni medico segue in media oltre 1800 pazienti – spiega Pagani – un tempo c’era il limite di mille pazienti, poi è stato abolito e così i numeri crescono: poi capita che ci siano medici che ne seguono 2000 e altri 700-800, ma la media è quella. È chiaro che i pazienti sono tanti e il servizio sanitario nazionale è organizzato in modo da obbligare il medico di medicina generale a fornire servizi e prestazioni in ambulatorio e a domicilio. La professione non è più fatta solo di visite in ambulatorio e la gente fa fatica a capirlo, oltre al fatto che tutti ritengono di avere il diritto di comunicare in qualunque momento e di essere richiamati».
C’è poi un tasto dolente che Pagani pigia: «L’attrattiva per questa professione è molto diminuita – avverte – io ho fatto il medico per più di 40 anni e allora la nostra figura era importante, rappresentava un punto di riferimento: c’era un rapporto di fiducia che permeava la medicina del territorio e questo si è perso».

