Ex Manifattura story, dal plauso corale allo scontro campale

Nel 2023 in Aula sì unanime all’accordo che cambiò il piano di recupero Oggi il centrodestra accusa di modifiche successive la giunta che nega

Gustavo Roccella
Gustavo Roccella
|1 giorno fa
L’attuale stato dei lavori
L’attuale stato dei lavori
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Il rischio, concreto, era di perdere gli 11 milioni di finanziamento statale del Pinqua che nell’ex Manifattura Tabacchi finanziano un polo scolastico e 143 alloggi di social housing da affittare a canone agevolato per 25 anni (in aggiunta ai 137 da destinare a vendita libera o convenzionata). In una corsa contro il tempo che tra l’estate e l’autunno 2023 aveva messo alla frusta gli uffici comunali e intavolato febbrili negoziati lungo l’asse Piacenza-Roma - negoziati bipartisan, con la giunta Tarasconi (centrosinistra) che chiedeva aiuto ai referenti locali della Lega per arrivare al leader Matteo Salvini, titolare del ministero delle Infrastrutture il cui benestare serviva per evitare la mannaia delle scadenze - il consiglio comunale era chiamato ad approvare lo schema di accordo per la riqualificazione dei 58mila metri quadrati dell’area all’Infrangibile. Accordo necessario per sbrogliare l’intricatissima matassa burocratica che intrappolava l’architettura ammini-strativo progettuale in campo sin lì e targata giunta Barbieri (centrodestra).

L’ok del centrodestra

Ebbene, al momento del voto nessuna luce rossa si è accesa (v. Libertà” del 6 ottobre 2023). Tutti favorevoli (c’è stata un’astensione, anche se non rilevata dal tabellone elettronico dell’Aula, quella di Jonathan Papamarenghi, della lista civica di centrodestra, che risultava assente pur se presente: quando si è aperta la votazione deve avere estratto la tessera per non esprimersi). Un esito che la sindaca Tarasconi aveva caldeggiato durante il dibattito (« E’ vero che ci sono cose che ci piacerebbe fare meglio, ma qui c’era da portare a casa i progetti perché l’alternativa è non farli») incontrando sintonia tanto con la civica di centrodestra per voce di Massimo Trespidi («Dovremmo essere tutti d‘accordo con un progetto che è di rigenerazione e che prevede una scuola, una palestra e abitazioni a basso canone») quanto con Sara Soresi e Nicola Domeneghetti, di FdI, che avevano parlato di «pratica fondamentale per la città ed esempio di continuità amministrativa per il raggiungimento di un obiettivo comune».

Lo scoglio burocratico

Una vittoria politicamente trasversale, appariva dunque due anni fa, l’essere riusciti a portare a casa entro la scadenza del 7 ottobre modifiche al piano di riqualificazione che servivano per superare le pastoie burocratiche originate dal passaggio del progetto, deciso nel 2021 dal governo, dall’originario Pinqua (2019) al Pnrr (2022). Se con il Pinqua era bastato individuare come partner privato del Comune la società Prelios, che (in rapporto di investimento con Cassa depositi e prestiti) gestisce il fondo immobiliare Estia, soggetto attuatore del piano ex Manifattura, con il subentro del Pnrr si è reso necessario inserire soggetti attuatori pubblici.
Questo lo scoglio su cui l’operazione ha rischiato di infrangersi. Lo si è evitato con una riformulazione del progetto che ha previsto, da un lato, l’ingresso del Comune nel fondo Estia, a cui conferire una quota corrispondente al costo di acquisto dell’area destinata al social housing (conferimento pagato con le risorse Pnrr) e, dall’altro, l’incardinamento del polo scolastico - una media inferiore per 252 alunni e annessa palestra - su un binario distinto (è il Comune che ha acquisito l’area interessata e ha indetto una gara pubblica per l’opera). Nelle aule consiliari l’assessora all’Urbanistica Adriana Fantini aveva rimarcato l’importanza dei 143 alloggi in social housing per 25 anni che «potranno dare una risposta abitativa a una fascia di popolazione che fatica ad accedere alla casa sul mercato privato, ce n’è forte bisogno».

L’impatto immobiliare

Fabbricati le cui sagome, partita a metà 2024 la costruzione, si stagliano da qualche tempo nello skyline dell’ex Manifattura, sollevando contrarietà tra i residenti del quartiere. E’ su un dimensionamento e un’altezza - arriva a sette piani - ritenuti impattanti che verte l’inversione di linea del centrodestra che accusa l’amministrazione in carica di avere cambiato in peggio, e senza la dovuta comunicazione, il progetto.

Residenze e social housing

In aula nell’ottobre 2023 l’assessora aveva illustrato la pratica non facendo mistero delle modifiche che il nuovo accordo urbanistico aveva richiesto rispetto al piano targato giunta Barbieri che, ad esempio, prevedeva edifici di 5 piani e un’area verde di 24mila mq che ora si riducono a 15mila. Aveva quantificato tra i 260 e i 280 gli appartamenti da realizzare: 143 quelli di social housing destinati a locazione a costo calmierato, un’agevolazione per 25 anni, possibile grazie allo stanziamento statale; 80 gli alloggi da vendere in modalità convenzionata mentre i restanti appartamenti (55-57) rientrano nella categoria edilizia libera, da collocare quindi sul mercato.

Progetto esecutivo

Una partita residenziale distribuita su due lotti. Il primo, sul lato di via Montebello, per ospitare 60 alloggi per il libero mercato e 79 abitazioni di social housing. Variabile l’altezza degli edifici, fino a un massimo di sette piani. Il lotto 2, versante via Raffalda (da realizzare in coda al primo), con 80 alloggi di edilizia convenzionata destinati alla vendita e 65 alla locazione in modalità social housing. Numeri, però, indicativi in attesa del progetto esecutivo, aveva spiegato Fantini. Ed è con ogni probabilità questo il passaggio su cui oggi si concentra l’offensiva del centrodestra. La redazione di quel progetto esecutivo avrebbe cambiato le carte in tavola rispetto a quanto prospettato nella documentazione portata due anni fa in consiglio comunale, con risultati di maggiore impatto edilizio che lo stato di avanzamento del cantiere sarebbe andato progressivamente a evidenziare.

La polemica

E’ la tesi che gli esponenti di FdI e Lega hanno sostenuto nella conferenza stampa di mercoledì scorso. Rispedita al mittente da consiglieri della maggioranza, ma anche dal presidente da Mario Spezia, presidente di Concopar che quegli immobili - tre per il momento - sta costruendo: i fabbricati erano così alti già in origine, ha assicurato (v. “Libertà” del 18 novembre), le volumetrie previste non sono cambiate, forse diversamente distribuite in altezza per evitare consumo di suolo quando è entrato nel piano anche il polo scolastico.