Gianni Schicchi, domani la targa in memoria e la presentazione del libro che gli ha dedicato il giornalista Mauro Molinaroli
Una iniziativa fortemente voluta dall'amministrazione di Bobbio, guidata dal sindaco Roberto Pasquali

Eleonora Bagarotti
August 9, 2025|1 giorno fa

Gianni Schicchi con Marco Bellocchio a Venezia in occasione della presentazione del film "Bella addormentata" (2012)
Ricordare Gianni Schicchi a tre anni dalla sua scomparsa. Ci voleva una penna sensibile e, per fortuna, lo ha fatto Mauro Molinaroli, giornalista che a lungo ha frequentato il Festival di Bobbio e il cinema d’autore (nel 2011 pubblicò per Baldini Castoldi Dalai "Il cinema in rivolta. Marco Bellocchio e I Pugni in Tasca") e di Gianni è stato amico. Lo si coglie, pagina dopo pagina, nella confidenza e, al tempo stesso, in quella rispettosa misura con le quali mantiene la promessa del titolo del suo nuovo libro, che ne ricorda la figura: "Gianni Schicchi: l’uomo, Bobbio e il cinema di Marco Bellocchio". Il volume è ricco di aneddoti personali sulla vita di Schicchi, uomo galante, spirito brillante ma anche amorevole padre e marito. Poi, il suo legame con Bobbio, le esperienze sui set e l’amicizia, sin da ragazzi, con Marco Bellocchio. Sarà presentato domani in concomitanza con un altro bellissimo gesto da parte dell’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Roberto Pasquali (che ha contribuito alla realizzazione del libro): alle 17 nel chiostro di San Colombano si terrà la presentazione, con Mauro Molinaroli in dialogo con il regista Marco Bellocchio, il sindaco Roberto Pasquali e la giornalista di "Libertà" Barbara Belzini, ma alle 16.45, proprio nel chiostro verrà scoperta una targa in memoria di Gianni.
Appena è trapelata la notizia, una composta commozione ha iniziato a spargersi, e non solo in Valtrebbia. Perché Schicchi ha lasciato dietro di sé una scia di umanità. Il bel libro di Molinaroli ripercorre la filmografia di Bellocchio, i cortometraggi realizzati nell’ambito di Fare Cinema e gli aspetti professionali che hanno visto Schicchi in indimenticabili camei e, talvolta, in azzeccate interpretazioni di caratteri più pregnanti. "Attore feticcio", hanno definito Gianni, ma lui era più di questo. Era una presenza rasserenante, una sorta di "amuleto" e, cosa più importante, persona intelligente, capace, all’occorrenza, di instaurare un confronto proficuo con Marco Bellocchio. La stima era reciproca ed è evidente anche da alcune delle tante immagini che vanno ad arricchire il libro di Molinaroli, ognuna delle quali accompagna il racconto di una vita, dall’infanzia alla vecchiaia. Gianni era nato a Bobbio il 2 settembre del 1938. Suo padre fu mitragliato dai Repubblichini, lui andò in Francia a lavorare come operaio, ma la passione del teatro emerse subito, anche a livello amatoriale, prima di debuttare sul grande schermo nel 1965 con "I pugni in tasca" di Bellocchio, film seminale che rappresentò, anche per lui, una svolta. Schicchi continuò anche a frequentare il palcoscenico e lavorò con altri registi, magari non importanti come Bellocchio, ma ai quali non diceva di no. Una volta, intervistato da me per "Libertà", disse: "Recitare è la mia grande passione, mi tiene in vita. E come si fa a dire di no alla vita?". Ce lo ha lasciato in eredità, Gianni, questo amore per il cinema e per la vita ed è qualcosa che lo rende ancora presente. Soprattutto, naturalmente, nella memoria dei suoi cari - la famiglia, gli amici - ma anche di tante persone. Come me. Conservo un’ultima immagine di lui. Lo incrociavo spesso in via Beverora nel bar di un comune amico. Un caffé al volo, i capelli candidi, una sciarpa svolazzante e un sorriso che non si nega a nessuno.