«Piacenza ha bisogno di nuove piazze» Così il sogno di “vicinato” entra nel Pug
Confcommercio con l’architetto Spigaroli sta mettendo a punto un’idea progettuale, una visione, insieme alla Confesercenti e a Cna

Patrizia Soffientini
June 17, 2025|8 giorni fa

Non solo Piazza Duomo e Piazza Cavalli in questa piccola città. Ma ben vengano altre piazze, oltre la cinta storica. Un policentrismo fatto di relazioni umane, per smuovere anche una certa crisi che investe l’idea di vicinato e colpisce negozi, bar e attività artigiane.
Si muove su quest’onda la proposta che arriverà nel paniere partecipativo del Piano urbano generale e di cui anticipiamo alcune idee portanti. Ne ha parlato Gianluca Barbieri, direttore di Unione Commercianti Confcommercio, al recente convegno di Italia Nostra su territorio e mercato. Il Comune stesso ha invitato le associazioni a presentare una loro proposta. E su questo impegno si è avviata, a quanto pare, la convergenza di Cna e di Confesercenti. A coordinare la proposta è stato chiamato l’architetto Marcello Spigaroli.
«Sono stati fatti incontri, altri se ne faranno per verificare le idee condivise» spiega quest’ultimo. Ecco prendere corpo l’individuazione di punti nodali nei quali si possano trovare servizi, presenze legate al commercio. Hub urbani in centro storico «piazze da valorizzare» ma poi altri hub, perché restano tre quarti di città «nata e cresciuta senza le piazze e questo è un handicap che ci trasciniamo da due generazioni almeno ». Oggi si gravita necessariamente sul centro per ritrovare opportunità di servizio e qualità di spazio.
Milano si cimenta ad esempio nelle «piazze tattiche» per trasformare quanto possibile, anche temporaneamente, determinati spazi anonimi in luoghi di confluenza.
I punti cardinali di questa proposta al Pug piacentino? « Difesa ad oltranza e consolidamento della cultura di prossimità» che si avvale anche del pensiero dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini sull’arte del buon vicinato - argomenta l’architetto - per non perdere il capitale sociale dei quartieri, creare serenità e bellezza.
Del resto l’idea stessa di scambio e incrocio ha fatto grande nei secoli Piacenza, osserva Spigaroli, e questo vale sempre. Da un lato bisogna lavorare sulla «ricongiunzione della città al suo fiume, soffriamo da tempo di questa amputazione ed è un obiettivo di riconquista a cui il commercio di vicinato può parteci-pare in modo determinante». E poi contano le piazze, appunto «trasferendo certi principi anche fuori della città antica. Gangli vitali, alla luce della sopraggiunta normativa regionale che istituisce hub urbani di prossimità». Luoghi di raccordo in corrispondenza dei punti cardinali: a nord San Sisto, Benedettine, Caserma Alfieri e Dal Verme, a sud il nodo di Barriera Genova e Ospedale Militare, ad est l’area che scaturisce da ex mercato ortofrutticolo e zone limitrofe e a ovest Barriera Torino, immaginando di riuscire a recuperare la preziosa porzione del polo di mantenimento che contiene porta Sant’Antonio. E gli hub di prossimità? «Prendiamo la Besurica dove c’è un comitato per nascita di una piazza di quartiere, un altro hub alla Farnesiana in prossimità della chiesa, e un altro ancora nello splendido quartiere Ina Casa».
Costellazione affascinante, come metterla a terra? Assegnando una riconoscibilità - spiega Spigaroli - un nome e un volto ai luoghi, anche solo ricolorando il suolo dove avvengono certe cose, attraverso strutture mobili, dove concentrare attività, magari temporanee». Qui scambi commerciali possono fondersi a momenti di valorizzazione del tempo libero, della cultura, a eventi spettacolari. «Se comincio a riconnotare uno spazio anonimo, un mezzo parcheggio, un vuoto, uno slargo, gli do identità, lo posso dotare di elementi attrattivi». Ecco nuclei urbani dove possano convergere e convivere relazioni e attività di vario genere. Il documento che ne parla è in formazione. «Si cerca di recuperare la grande latitante del Pug - conclude Spigaroli - che è l’idea di città, sapendo che città si vuole».