Supercar mai consegnate, il pm chiede 15 anni
I due presunti truffatori avrebbero incassato, secondo l’accusa, 250 mila euro in circa sette mesi. La difesa: semplici inadempienze contrattuali
Ermanno Mariani
June 25, 2025|19 ore fa

Un'aula del Tribunale
Con il vecchio ma sempre efficace trucco del “prendo l’anticipo e non consegno la merce” hanno puntato alto e venduto supercar a una decina di clienti. Le auto, ovviamente, mai viste. I due truffatori avrebbero però incassato, secondo l’accusa, 250 mila euro in circa sette mesi. Il Pubblico Ministero ha chiesto per colui che è considerato la mente, Filippo Aceto, 8 anni e tre mesi, e per il suo complice Matteo Rizzi, 6 anni e sei mesi.
Nella sua requisitoria, il pm Emilio Pisante ha detto che i due imputati « in modo inusuale si sono dati addosso l’uno con l’altro», avrebbero insomma cercato di alleggerire la propria posizione incolpando l’altro. «Hanno creduto che la truffa fosse un reato tranquillo, invece con l’ultimo decreto legge le pene sono state inasprite» ha ricordato Pisante. Secondo l’accusa, avrebbero «creato una società, la Motor Sport di Castelsangiovanni, nel dicembre 2022 e avrebbero potuto raggirare chiunque. Le denunce arrivavano una dopo l’altra: le auto vendute non venivano consegnate con scuse diverse. Dopo un po’ non rispondevano più al telefono». L’attività cessò nel luglio 2023 in seguito ad indagini di carabinieri e finanza. I 250 mila euro incassati sono stati subito trasferiti in una banca bulgara e non sono mai stati recuperati.
Ha esposto per primo la sua arringa l’avvocato di Rizzi (al momento detenuto nel carcere di San Vittore), Flavio Della Giovanna, il quale ha dichiarato che il suo assistito era amministratore solo formalmente e non sapeva nulla dell’attività reale. Il difensore ha quindi sostenuto che Rizzi fosse una pedina, che faceva solo ciò che gli veniva detto e ne ha chiesto l’assoluzione.
Ha poi preso la parola l’avvocato Lorenzo Susinno, difensore di Aceto, amministratore di fatto della società Motor Sport di via Fratelli Bandiera, che nella sua arringa ha detto: «Qui non si tratta di truffe ma di semplici inadempienze contrattuali. Le auto venivano proposte a prezzi di mercato, non sottocosto: e questo è un elemento che esclude la truffa. Chiedo quindi l’assoluzione per mancato raggiungimento delle prove».
Il processo per la sentenza è stato rinviato al prossimo 30 luglio.