Sanità sotto pressione: 80 addii in quattro mesi
L'Ausl parla di turnover fisiologico. Ma non tutti concordano con questa lettura

Simona Segalini
July 25, 2025|20 giorni fa

Un prelievo di sangue all'interno del Servizio di emotrasfusione nel Policlinico Agostino Gemelli a Roma, 12 agosto 2017. ANSA/ MICHELA SUGLIA
Tra maggio e giugno 2025 l’Ausl di Piacenza ha registrato 40 cessazioni dal servizio da parte di altrettanti dipendenti, pensionamenti compresi. Un dato che, sommato alle 38 uscite già formalizzate nel bimestre precedente, porta a 80 il numero complessivo di lavoratori che hanno lasciato l’azienda sanitaria in appena quattro mesi. Una cifra che, letta fuori contesto, potrebbe suggerire una vera e propria emorragia di personale sanitario. E che inevitabilmente alimenta il dibattito su una sanità pubblica sempre più sotto stress, dove le dimissioni si intrecciano con la fuga verso il privato o l’estero, e le falle vengono coperte con incarichi a tempo determinato.
Secondo l’Ausl, tuttavia, il fenomeno non è eccezionale: si tratta dell’effetto fisiologico di un normale turn-over, rapportato a un organico che oggi conta 3.929 lavoratori. Una spiegazione formalizzata anche nella recente determinazione dirigenziale, fotocopia di quella di due mesi fa, dove si prende atto delle richieste di recesso dal rapporto di lavoro presentate dai dipendenti a tempo indeterminato. Nel documento sono elencati – con nomi oscurati per privacy – i 40 lavoratori coinvolti, con indicazione del ruolo e della sede.
Ma non tutti concordano con questa lettura. Già ad aprile, i rappresentanti sindacali avevano segnalato come le continue uscite di personale riflettano un disagio profondo e strutturale: carichi di lavoro sempre più pesanti, risorse limitate, prospettive incerte. Fattori che spingono molti operatori a cercare condizioni migliori altrove. Un malessere diffuso, che non riguarda solo Piacenza, ma l’intero sistema sanitario nazionale. Il numero delle dimissioni, quindi, pur rientrando nella media statistica rispetto alla dimensione dell’Ausl, si inserisce in un contesto di fragilità del servizio pubblico, dove ogni addio pesa sempre di più.
Secondo l’Ausl, tuttavia, il fenomeno non è eccezionale: si tratta dell’effetto fisiologico di un normale turn-over, rapportato a un organico che oggi conta 3.929 lavoratori. Una spiegazione formalizzata anche nella recente determinazione dirigenziale, fotocopia di quella di due mesi fa, dove si prende atto delle richieste di recesso dal rapporto di lavoro presentate dai dipendenti a tempo indeterminato. Nel documento sono elencati – con nomi oscurati per privacy – i 40 lavoratori coinvolti, con indicazione del ruolo e della sede.
Ma non tutti concordano con questa lettura. Già ad aprile, i rappresentanti sindacali avevano segnalato come le continue uscite di personale riflettano un disagio profondo e strutturale: carichi di lavoro sempre più pesanti, risorse limitate, prospettive incerte. Fattori che spingono molti operatori a cercare condizioni migliori altrove. Un malessere diffuso, che non riguarda solo Piacenza, ma l’intero sistema sanitario nazionale. Il numero delle dimissioni, quindi, pur rientrando nella media statistica rispetto alla dimensione dell’Ausl, si inserisce in un contesto di fragilità del servizio pubblico, dove ogni addio pesa sempre di più.