San Salvatore di Tolla, dagli scavi riaffiorano i resti del monastero più antico

Morfasso, gli archeologi riportano alla luce l’area produttiva delle officine monastiche con ambienti di servizio e capanne dove si lavoravano ferro e piombo

Federica Duani
August 12, 2025|2 giorni fa
Alcuni studenti Archaeology Mountains Rivers al lavoro gli scavi archeologici al Monastero di San Salvatore di Tolla, Morfasso, 11.08.2025 Alcuni studenti Archaeology Mountains Rivers al lavoro gli scavi archeologici al Monastero di San Salvatore di Tolla, Morfasso, 11.08.2025
Alcuni studenti Archaeology Mountains Rivers al lavoro gli scavi archeologici al Monastero di San Salvatore di Tolla, Morfasso, 11.08.2025 Alcuni studenti Archaeology Mountains Rivers al lavoro gli scavi archeologici al Monastero di San Salvatore di Tolla, Morfasso, 11.08.2025
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Stanno riportando alla luce più di mille anni di storia e di alterne fortune, dal VII secolo d.C. al 1800: gli scavi archeologici al Monastero di San Salvatore di Tolla, Morfasso, in queste settimane sono nel pieno dei lavori. La squadra di Archaeology Mountains Rivers dell’Università di Verona, gli studenti sono guidati dall’archeologo Nicola Mancassola, indaga su più di un ettaro di terra.
«Sono emersi i resti del monastero più antico, quindi quello di età longobarda e carolingia, siamo tra il VII e il IX secolo d.C, e probabilmente è un’area produttiva quella delle officine monastiche con ambienti di servizio e capanne dove si lavoravano ferro e piombo», spiega Mancassola. Era una piccola cittadella, ramo principale della via dei Monasteri Regi.
Ritrovato un ossario, che permette di spostare il focus sulle persone, l’alimentazione e le malattie di un tempo. La cronistoria degli scavi, nel sito, è a più riprese e parte dal 2017: «Tutto è iniziato dall’area che ci ha permesso di mettere in luce una prima chiesa del XII secolo, una chiesa intermedia del 1600 il cui abside, inaspettato, è al centro dell’ambiente e ad orientamento nord-sud – spiega l’archeologo Luca Fornari – . La più recente del 1750 e ad orientamento est-ovest, utilizzata fino al 1800».
Il sindaco di Morfasso Paolo Calestani crede nel progetto dal 2014, così le amministrazioni che da allora lo hanno affiancato, quando il sito non era che una collina coperta da boscaglia: «Vivo, visibile e spendibile: così lo vogliamo oggi. È magico e non è solo di Morfasso ma dell’Alta Valdarda e di tutta la provincia di Piacenza – dice Calestani – . Stiamo estrapolando la nostra cultura, che è viva anche in montagna».