Rivive l'era dei barcaioli per un giorno a Cassolo

Prima edizione della rievocazione sulle tracce dei mestieri perduti e della celebre "Santa Lucia". In Trebbia è stato spiegato come funzionasse l'imbarcazione

Elisa Malacalza
Elisa Malacalza
June 25, 2025|22 ore fa
La rievocazione a Cassolo
La rievocazione a Cassolo
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Si chiamava Lino Anguissola, l’ultimo barcaiolo del Trebbia, figlio del barcaiolo Dante che aveva imparato a traghettare sul Piave, quando i fiumi sembravano il mare e sulla "Santa Lucia", a Cassolo, dipinta di bianco-rosso-verde, salivano anche in undici, dai cacciatori con i cani agli operai diretti in fabbrica e alle donne che facevano la spesa al mercato a Perino.
Tutti sulla barca: come fosse una corriera, che, all’occorrenza, era anche un carro funebre capace di cullare nel dondolio dei flutti l’ultimo mesto viaggio.
Domenica, per un giorno, sono tornati eccezionalmente quei tempi e il vitale collegamento, unico modo per raggiungere Bobbio da borghi come Freddezza, Embrici, Concesio, guadando l’acqua. In paese, i volontari hanno voluto ricordare cos’era il fiume-strada per Cassolo e per Mezzano.
La barca partiva con un fischio, o un tiro secco di fune, e le famiglie di barcaioli, ovviamente, abitavano in una località di nome - guarda caso - Barca: avevano ricevuto l’appalto da Comune, dai primi anni del secolo scorso agli anni Sessanta, quando le auto iniziarono a rombare in valle, il boom economico spalmò la voglia di modernità e le strade di montagna conobbero l’odore dei primi asfalti. La famiglia Anguissola andò comunque avanti per una decina d’anni, ancora, fino ad appendere i remi in casa.
Prima del commiato, come ogni mezzo di trasporto, incrociò la sua sorte purtroppo anche con alcuni incidenti: colpa il più delle volte delle acque gelide dell’inverno, colpa anche dei gonnelloni pesanti delle donne che, finendo in acqua, rischiavano di finire sul fondo impossibilitate a muoversi agilmente. Durante la guerra, come raccontò lo stesso Lino a Luisa Follini che ne raccolse le memorie, sulla barca salirono partigiani, tedeschi stracarichi di munizioni (si ribaltarono e finirono a mollo), russi e mercenari. Fino a quando gli Anguissola non la trovarono distrutta nella guerra e la gente si ingegnò con i trampoli per attraversare il fiume in attesa della ricostruzione, mentre purtroppo talvolta tra quelle stesse onde si vedevano affiorare i cadaveri dei morti in battaglia.
Per salire sulla "Santa Lucia", che ancora oggi giace come una balena spiaggiata riversa in un campo (è stata usata però da Marco Bellocchio per alcune riprese), si pagava con un "tollone" da riempire; ma andavano bene anche melica o uova, oltre ovviamente al pagamento in lire e in grano. L’ultimo giro di barca fu nel 1975: poi il livello del fiume è iniziato a calare sempre di più e ci si è dimenticati della gente come Dante, che riusciva a scendere il Trebbia anche dentro al tino per il vino se necessario. 
Domenica, in tanti, hanno provato a salire sulla barca, guidata da Andrea Sala: «Forse dovrebbe tornare, visti i semafori e lo smog sulla Statale 45», ha sorriso qualcuno.
Dante Anguissola mentre traghetta alcune persone nel 1937
Dante Anguissola mentre traghetta alcune persone nel 1937