Oggi code per santa Rita. Gli "impossibili" e migliaia di rose

Come ogni anno, da decenni, si rinnova la tradizione della benedizione delle auto (e delle bici o degli scooter) sullo Stradone Farnese. Dieci messe

Elisa Malacalza
Elisa Malacalza
May 22, 2025|35 giorni fa
La benedizione delle auto per Santa Rita © Libertà/Mauro Del Papa
La benedizione delle auto per Santa Rita © Libertà/Mauro Del Papa
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I primi volontari, pronti a rendere omaggio col loro servizio alla patrona dei casi impossibili (per questo è così amata, perché - si sa - si amano più i casi impossibili di quelli facili), si sono trovati a messa già alle 6 del mattino, ma le benedizioni delle auto sono iniziate addirittura mezz'ora prima e andranno avanti fino alle 23 di questa sera.
«Il mattino ha l'oro in bocca», dice uno dei primi benedetti, che sussurra il suo nome e riceve la bandierina, accostando con la Panda per un attimo sullo Stradone Farnese dove la coda, nel 22 maggio che profuma di rose, è tradizione da ormai ottant'anni in questa terra così coralmente devota a santa Rita.
«Io vengo qui da quando ero bambina, ricordo l'aceto di rose. Mio nonno non andava mai in chiesa, era fatto così, ne aveva viste troppe, in guerra. Solo a santa Rita sentiva di dire sempre un grazie. Mi ci portava lui», ricorda una piacentina, Paola, 64 anni, tra quelli in coda.  
Sull'altare, dopo la lectio di mercoledì sera di don Manuel Belli, teologo "social", si alternano padre Alessandro Gazzola, don Celso Dosi, don Federico Tagliaferri, don Ricardo Lisoni, ma anche padre Rodrigo, padre Anderson, padre Juan Carlos, padre José Valdo, in vista della messa solenne delle 19 presieduta da monsignor Gianni Ambrosio (e concelebrata da padre Jess Sirengo e padre Rey Sabuero). Sono almeno dieci le messe, e un monito comune: "Insegnaci a vivere nella speranza".
Infatti sulle bandierine distribuite a migliaia davanti al santuario retto dai Figli di Sant'Anna (se lo visitate cogliete l'occasione per osservare alcuni dipinti del Guercino e la cappella con decorazioni di Carlo Donati) c'è una frase del vescovo Adriano Cevolotto: Se vale il detto «Finché c'è vita c'è speranza» molto di più dovremmo dire che «Finché c'è speranza c'è vita».
La foto gallery di Mauro Del Papa
Rita è anche la santa delle api e delle rose. «Mi raccontavano che quando era bambina infatti le api le si posarono sulla bocca senza farle alcun male», è convinto Alberto, 78 anni, arrivato da Pontedellolio. «E ancora a noi bambini avevano insegnato che dopo la sua entrata in convento gravemente ammalata a letto chiese a una consorella di potere avere una rosa. Nonostante fosse inverno nel giardino del monastero venne trovata una pianta di rosa fiorita».
Arriva pure la pioggia, in pausa pranzo: poco male, qualcuno si ripara sotto i gazebo, altri aprono gli ombrelli. Ma c'è chi sfida il maltempo e si presenta comunque in bicicletta: «Mi serve per andare al lavoro, questo bolide. Meglio farlo benedire. Io vado in bici anche con la neve, non mi spaventa l'acqua», precisa Giovanni, che traduce il suo nome in italiano ma è originario dell'America Latina. «Non sapevo di questa tradizione, tutta piacentina, ma io credo nei santi e ho detto "Vado anche io". Sono qui per questo». 
Molti entrano in chiesa con una supplica nel cuore, qualcuno ha l'ossigeno con sé però ci tiene a esserci lo stesso: «Sono qui per mio figlio, cui non hanno rinnovato il contratto», «Per la mia amica, che vorrebbe tanto avere un figlio», «Per mio papà, che deve essere operato», «Per chi non ha una casa», «Per chi si sente solo», «Per chi non riesce a perdonare». E ancora, ad ascoltare chi si confida anche con noi: «Io prego per il ladro che mi ha rubato la bici. Magari ne aveva bisogno». 
Di certo c'è un bisogno profondo di speranza. Di credere che anche gli "impossibili" possano avere l'abbraccio della santa di tutti e anche di Piacenza. 
Una foto di quarant'anni fa per ricordare quanto sia radicata la devozione alla santa delle rose
Una foto di quarant'anni fa per ricordare quanto sia radicata la devozione alla santa delle rose