Medici di famiglia, la grande incertezza: «Si coprirà un decimo delle necessità»
Alla provincia di Piacenza ne mancano 111, compresi quelli di continuità assistenziale. Snami e Fimmg: «In fuga dalla professione»

Simona Segalini
June 26, 2025|51 giorni fa

Più uscite che ingressi: è così che il sistema dei medici di famiglia rischia di andare al collasso
I nuovi medici di famiglia arruolati per contratto (nazionale) a servire anche le aziende sanitarie latitano all’appello. Nei prossimi giorni si faranno i conti definitivi, ma per Piacenza potrebbero arrivarne - dal bando regionale - non più di una decina.
Nicola Arcelli, uno dei 200 medici di famiglia già operativi a Piacenza e presidente del sindacato Snami, non fatica a parlare di «una sconfitta annunciata» quanto al ruolo unico obbligatorio imposto ai nuovi arrivati dall’accordo operativo dallo scorso primo gennaio. Non sembra meno caustico il collega Michele Argenti, segretario della Fimmg piacentina, sottolineando che la micidiale combinazione tra uscite (soprattutto per pensionamenti) e mancati ingressi - per scarsissimo appeal esercitato dal nuovo ruolo - rischiano di condurre l’ambito sanitario della medicina di famiglia al collasso. «Prendo nota con preoccupazione - ha dichiarato Augusto Pagani, presidente dell’Ordine di Piacenza - dei primi risultati dei bandi di concorso e del mancato apprezzamento della proposta da parte dei giovani medici. E’ urgente trovare una soluzione - rimarca Pagani - che tenga conto dei bisogni della popolazione e non trascuri le richieste di una vita professionale e sociale per i medici di famiglia, chiamati a riempire vuoti sempre maggiori. Se la tendenza all’esodo di giovani medici verso Paesi dove sono più apprezzati prosegue, l’Italia registra una doppia sconfitta: abbiamo investito nella formazione e ci perdiamo i professionisti. Non ce lo possiamo permettere: occorre aggiustare il tiro, e per far questo non basta aumentare le borse di specializzazione che daranno i primi risultati tra 4 o 5 anni ma prevedere già subito, ora, per chi si è appena formato, adeguata remunerazione e altrettanto adeguata organizzazione del lavoro», conclude il presidente dell’Ordine dei medici e odontoiatri di Piacenza, invocando «investimenti sui medici e sul capitale umano del sistema sanitario nazionale».
Dal versante sindacale sia Snami che Fimmg paiono inquadrare un colpevole principale, ovvero l’obbligo contrattuale per le nuove leve di medici di famiglia di prestare ore anche all’azienda sanitaria, in quali ambiti specifici tuttavia - non sarebbe elemento ancora ben a fuoco. Ciò che si sa è che il numero di ore di lavoro da disporre a favore della medicina territoriale delle aziende sanitarie sarà condizionato dal numero di pazienti seguiti dal singolo medico: fino a 400 assistiti, 38 ore settimanali, da 401 a 1000 assistiti, 24 ore, da 1001 a 1200 12 ore, e per la fascia più alta - da 1201 a 1500 pazienti, 6 ore settimanali.
«Il sistema è già attivo - spiega Arcelli (Snami) - ma non ci sono le Aft, le forme associative, e soprattutto non si conosce la destinazione di queste ore che i colleghi dovranno svolgere». Nel documento regionale che evidenziava la ricerca di nuovi medici di famiglia e di continuità assistenziale (e 118) Piacenza è presente con un ammanco di circa 111 professionisti. « Nei prossimi giorni prosegue Arcelli - sarà l’ora delle convenzioni, e vedremo finalmente l’entità delle reali carenze. Il ruolo unico? Sono obbligati, il contratto è a mio avviso peggiorativo, non stupisce il flop del bando e il fuggi fuggi che c’è stato. L’auspicio - conclude il rappresentante sindacale - è che questo ruolo unico del medico di famiglia venga rivisto». Argenti, alla nuova figura di medico di famiglia non esita a attribuire la sostanza di «un calvario», che - per spiegare in toto la fuga dalla professione - si combina con «la errata programmazione» e «il mancato rinnovo contrattuale».