Il rocker Piero Pelù: «Nel mio documentario storia di rinascita, ma ora penso a Gaza»

"Rumore dentro" diretto da Francesco Fei su un viaggio spirituale del frontman dei Litfiba dal 10 novembre nelle sale

Eleonora Bagarotti
Eleonora Bagarotti
|13 giorni fa
La locandina del documentario "Piero Pelù. Rumore dentro"
La locandina del documentario "Piero Pelù. Rumore dentro"
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All’inizio fu “Oro nero” con i Litfiba, poi venne “Il mio nome è mai più” insieme a Jovanotti e Luciano Ligabue.
Attraverso questo lungo arco di tempo, sono stati tanti gli appelli, musicali e non solo, per la Pace di Piero Pelù.
In settembre, a Venezia Pelù ha preso il microfono e, invece di cantare, ha lanciato un messaggio esplicito, con lo stesso spirito da rockettaro indefesso. «La politica di oggi, purtroppo, dimostra nella maggior parte dei casi di non essere più vera politica ma una politica che è semplicemente al servizio delle lobby economiche - ha esordito Pelù -. Credo sia evidente come anche il governo italiano non sappia opporsi in maniera chiara e netta, come sta facendo ad esempio il governo spagnolo, o in questo periodo il governo belga all’occupazione illegale messa in pratica con la massima violenza da Netanyahu e da tutto l’esercito sionista».
Qualcosa che va avanti «nei territori palestinesi dal 1945 ad oggi, non dal 7 ottobre del 2023, perché c’è anche qualcuno che sta cercando di riscrivere la storia», ha aggiunto il musicista.
Piero Pelù al concerto di Radio Bruno in piazza Cavalli, due anni fa
Piero Pelù al concerto di Radio Bruno in piazza Cavalli, due anni fa

Piaccia o meno, Piero Pelù - applaudito, l’ultima volta, a Piacenza al concerto di Radio Bruno in piazza Cavalli - ha scelto di non stare zitto sulla situazione a Gaza, e avrebbe potuto farlo poiché la stampa era al Lido per sentirlo a proposito della presentazione di un documentario dedicato alla sua carriera. Fuori concorso, a Venezia è stato infatti proiettato “Piero Pelù. Rumore dentro” di Francesco Fei, che sarà lanciato anche all’estero con il titolo “Noise Inside. Don’t call me a Rock Star”.
Il film uscirà nelle sale italiane dal 10 al 12 novembre con Nexo Studios. Noi lo abbiamo visto in anteprima e possiamo dirvi che è un racconto diretto, a tratti molto intimo e personale, e si concentra soprattutto su un capitolo cruciale nella vita di Pelù, che naturalmente firma il soggetto e la sceneggiatura e pertanto la narrazione è autobiografica e senza sconti.
Nell’ottobre 2022, durante una sessione di registrazione, un improvviso shock acustico - causato da un errore tecnico nel cambio di cuffie - ha fatto, letteralmente, svenire il cantante, provocando un danno permanente al suo nervo acustico. Con questo problema, Pelù combatte, anche psicologicamente in virtù del suo mestiere, da quel momento. Insomma, Pete Townshend degli Who, che da decenni è alle prese con una sordità dovuta a uno scoppio in scena e a successivi “rumori” durante i concerti, non è il solo ed unico (nota di colore: a Firenze, Piero Pelù era ad applaudire gli Who sotto il palco, un paio d’anni fa).
L’incidente accorso all’ex Litfiba ha portato alla cancellazione di un tour già programmato e al rischio di dover sospendere ogni attività artistica legata alla musica live. Anche questa, è una storia già sentita... ma non è facile trasformare una brutta esperienza in qualcosa di creativo - anche se ogni tipo di arte, in fondo, scaturisce da una sorta di malessere.
Pelù a Venezia
Pelù a Venezia
Il «rumore dentro» al quale si riferisce Piero nel titolo, dunque, diventa così un’occasione forzata per fermarsi, ritrovarsi, ricostruirsi, rigenerarsi e scrivere un nuovo album dedicato ai “Deserti interiori” (per il quale Pelù aveva concesso una lunga intervista a Libertà) attraverso una full immersion nel proprio mondo interiore: la famiglia, la libertà, gli amici (tra cui i Litfiba, a differenza di quanto, spesso, avviene all’interno dei gruppi musicali).
Il viaggio, e naturalmente la musica, sono gli elementi principali del docufilm. Ad arricchirlo, c’è una selezione sorprendente dallo sconfinato archivio in pellicola e video, dagli albori del viaggio musicale del rocker sino ad oggi.
Il tutto, scandito da un viaggio spirituale: il pellegrinaggio annuale dei gitani a Saintes-Maries-de- la-Mer, in Camargue, in onore di Santa Sarah la Nera, protettrice dei viaggiatori - il cui nome, com’è noto ai fan, è tatuato su entrambi gli avambracci dell’artista.
Quel viaggio è stato intrapreso per fuggire da una forte depressione. La pellicola è un “road movie” con tanta musica e, soprattutto, tanta vita. «Ne sto uscendo con le unghie e con i denti - ha confidato Pelù -. Ho riversato l’anima, ho scritto brani nuovi, potenti e ho riscoperto idee dimenticate nel mio archivio infinito». A proposito del film, a parte questa premessa, ha preferito che a parlare fossero le immagini. Ma poi è tornato sui temi della guerra: «Abbiamo letto nei libri di storia, e i miei nonni me l’hanno raccontato, l’inizio del fascismo e del nazismo, come sono avvenuti e poi come sono degenerati. E attenzione: in Russia sicuramente anche il comunismo di Stalin ha fatto moltissime vittime. Per fortuna, non è successo in Italia però in Russia sì e anche in Cambogia e in altri Paesi, dove il comunismo è degenerato». Ma «qui stiamo parlando di colonialismi estremamente violenti, lo vediamo tutti i giorni... si contano decine di vittime al giorno, ci sono bambini che muoiono di fame... le lobby comandano il mondo, le multinazionali, in questo caso. Credo che tutto, in gran parte, possa essere legato al grande business delle alle armi».
Pelù nei Litfiba
Pelù nei Litfiba

Seguono altre stoccate a chi ci governa, dimenticando totalmente il film. Del resto, non è una novità, che una rockstar si presti a una causa pacifica e auspichi il cambiamento sociale. «People have the power» (le persone hanno il potere), canta l’immensa Patti Smith, e anche senza osare paragoni, Pelù prosegue dicendo che qualcosa, probabilmente, possiamo e dobbiamo fare anche noi, persone “comuni”: «Dobbiamo essere estremamente vigili, attenti, attivi. Dobbiamo essere cittadini attivi». Pelù non ha un gran feeling «con le rockstar che si chiudono nelle torri d’avorio. Io sono un cittadino cantante, però prima cittadino e poi cantante, e rivendico questo mio stato».
Lo ha fatto, appunto, da un palco internazionale come quello della mostra di Venezia. Nel frattempo, se vi piacciono i Litfiba, voi segnatevi in agenda le date di uscita del film. Vale la pena vederlo.