Il bagolaro (albero dei rosari) matura le bacche e si veste d'autunno
La pianta accoglie i visitatori del Parco della Galleana, polmone verde della città
Dea De Angelis
|12 giorni fa

Le bacche del bagolaro- © Libertà/Dea De Angelis
Le stagioni che passano sono evidenti dal paesaggio che cambia intorno a noi. A mostrarsi diverso non è la geografia dei luoghi ma la vegetazione, i nostri amici alberi. Fioriture autunnali sono molto rare, piuttosto in questa stagione dalle chiome degli alberi pendono i frutti o le bacche. Il bagolaro, per esempio, specie molto resistente e diffusa dall’ecosistema urbano ai primi rilievi, in queste prime settimane dopo l’equinozio, nasconde tra le foglie ancora verdeggianti le sue bacche, piccole drupe rossastre o brune, piccoli frutti dolci eduli come lo stesso nome scientifico (Celtis australis) suggerisce. A Piacenza è presente in due luoghi simbolo. Il primo il parcheggio dell’ospedale dove filari equo distanziati ombreggiano le auto in sosta, il secondo il parco della Galleana, il nostro apprezzato polmone verde urbano.

Il bagolaro è un albero autoctono, tipico del bacino Mediterraneo: Europa meridionale e Africa settentrionale. Gli attribuiscono due curiosi soprannomi. Il primo "spaccasassi" in virtù delle sue robuste radici capaci di fessurare le rocce alla ricerca di acqua e il secondo – meno noto - “albero dei rosari” per via dei suoi semi rotondi e duri storicamente forati e usati per creare i grani dei rosari. Torniamo al bagolaro esemplare all’ingresso del parco della Galleana che accoglie i visitatori. Per corretto racconto gli alberi di questa specie, prima di inoltrarsi nei sentieri dell’area verde, sono due. Alti, prestanti, dalla folta chioma, viene naturale chiedersi quanti anni abbiano. Una risposta viene da una semplice indagine: calcoliamo – a spanne – la misura della circonferenza del fusto a circa un metro e trenta dalla base (il colletto) e dividiamo la cifra per un numero standard: 2,5. Il risultato è traducibile in anni della pianta, del bagolaro in questo caso. Secondo le nostre stime – spannometriche – sono entrambi alberi di circa 60 anni. Una stima verosimile considerato che il grande parco urbano è patrimonio prezioso della città dagli anni ’80, quando l’ex area militare – grazie ad un’iniziativa del Comune allora guidato da Stefano Pareti – fu vincolata a verde. Oggi restano ancora ruderi di strutture militari, ma ovviamente la sua ricchezza sono gli alberi e tra questi i due bagolari all’ingresso settentrionale. Dal 1997 l’area verde è intitolata a papa Giovanni Paolo II, sedici ettari di estensione ben recintati, due terzi sono prati e un terzo aree boschive, a ridosso della zona sud ovest della città.
