Con l’horror estremo firmato Joe D’Amato, il prossimo Halloween sarà una festa rosso sangue

In bluray lo stracult “Antropophagus” (1980): l’incubo di un gruppo di turisti braccati da un cannibale

Michele Borghi
Michele Borghi
|20 ore fa
Il mostro cannibale di "Antropophagus" riemerge dalle catacombe
Il mostro cannibale di "Antropophagus" riemerge dalle catacombe
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Sulle tv locali quarant’anni fa passava davvero di tutto. Persino “Antropophagus” di Joe D’Amato, in prima serata e senza tagli. E il giorno dopo, in classe alle medie, non si parlava d’altro. Oggi non funziona più così: per gustare un horror estremo senza incappare nella censura non resta che affidarsi all’home video.
L’etichetta Rustblade, in quest’ottica, è una garanzia di qualità. Lo si era visto subito, con il disco de “Lo squartatore di New York” di Lucio Fulci: immagini hd brillanti e sequenze gore intatte. Quel piccolo miracolo si ripete in tempo per il prossimo Halloween con il cult movie girato dal prolifico Aristide Massaccesi, celato dietro l’abituale pseudonimo: il prezioso bluray Dynit diventa “deluxe” grazie alla valanga di extra approntata da Rustblade.
Il maestro dell’exploitation tricolore stavolta ci porta in un’isola greca deserta dove un gruppo di turisti viene braccato da un cannibale. Gli appassionati di sangue e nefandezze varie apprezzeranno la presenza dell’attrice Tisa Farrow, sorella di Mia, già protagonista di “Zombi 2”, sempre di Fulci.
Ma l’intero cast è pazzesco. Margaret Mazzantini, accreditata come Margaret Donnelly - oggi scrittrice e moglie di Sergio Castellitto, madre di Pietro, ma nel lontano 1980 attrice esordiente - emerge da una botte di vino e muore in modo brutale: trascinata attraverso un tetto sfondato, le viene sfigurato il volto e squarciata la gola a morsi.
C’è pure Serena Grandi, giovane e ancora lontanissima dal divenire musa di Tinto Brass. La futura Miranda dei nostri sogni erotici - accreditata come Vanessa Steiger nei titoli - interpreta Maggie, la donna incinta al centro di una delle scene più scioccanti e controverse di sempre: quella in cui il mostro strappa il feto dal ventre della malcapitata vacanziera a e lo divora.
Il regista dovette spiegare il trucco, si dice per difendersi dalle accuse dei censori e dei giudici: «Era un coniglio spellato, comprato al mercato e ricoperto di sciroppo e colorante alimentare». Guai inevitabili per un film che si proponeva di superare il sequestratissimo “Cannibal holocaust” di Ruggero Deodato, tra decapitazioni con machete, teste mozzate in secchi d’acqua e interiora sparse. D’Amato cavalca quel filone, lo avvolge in un’atmosfera di isolamento e follia, però di suo ci mette in bel twist. «Volevo fare un film che fosse puro shock, qualcosa che colpisse lo stomaco. Non avevo soldi, ma avevo George Eastman (al secolo Luigi Montefiori, ndr) e un’isola gratis in Grecia», scherzava Massaccesi, tirando in ballo l’amico attore-sceneggiatore che interpreta il cannibale.
Con un budget tra i più bassi della loro gloriosa carriera, i due compari mettono insieme una troupe ridotta all’osso e girano in 16mm per risparmiare. D’Amato raccontò che la pellicola fu terminata in circa tre settimane nell’estate del 1979, principalmente sull’isola di Santorini e in altre location elleniche, scelte per i costi vicini a zero lire e per l’atmosfera straniante.
In un’intervista alla rivista americana “Fangoria”, considerata la bibbia dell’horror, il regista descrisse le condizioni difficili del set: «Non avevamo niente, niente luci, niente attrezzature. La troupe era di sei persone, dormivamo in tenda. Non bastasse, Eastman si lamentava perché il trucco da mostro gli irritava la pelle». A proposito della “star” Tisa Farrow: «Era gentile, ma sempre stanca. Veniva da *Zombi 2” di Fulci e pensava che il nostro fosse un altro lavoretto facile.
Non capiva quanto fosse estremo». Mentre di Serena Grandi agli esordi notò quanto fosse «giovane, entusiasta, ma un po’ spaventata dalla scena del feto. Però non si tirò indietro». Nel 1981 spuntò il falso sequel “Rosso sangue”, diretto sempre da D’Amato e circolato con i titoli “Absurd” e, appunto, “Anthropophagus 2”.
Per capitalizzare sul successo del film originale, Eastman riprende il ruolo del mostro, stavolta più simile a un mutante immortale con poteri rigenerativi. L’atmosfera di gore estremo si sposta negli Usa (ma le location sono italiane), con un assassino evaso da un laboratorio che semina morte in una piccola città. Un chiaro riferimento a “Halloween” di John Carpenter, con molto più sangue e molta meno suspense.