Fino a 5mila euro per entrare in Italia, Piacenza nella maxi operazione

Indagini della Polizia su aziende agricole locali: erano all'oscuro. Nel mirino domande per 70 lavoratori

Redazione Online
July 12, 2025|32 giorni fa
La questura di Piacenza
La questura di Piacenza
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Dai 1.000 ai 5.000 euro per entrare in Italia, il "prezzo" chiesto dalla criminalità organizzata per produrre documenti falsi e aggirare il decreto flussi. Controllati 1317 stranieri e 167 imprese, arrestati 9 stranieri ricercati per vari reati: è il risultato di un'operazione della Polizia in 23 province, tra le quali Piacenza, contro l'immigrazione clandestina. L'indagine ha accertato che venivano utilizzati falsi documenti per le procedure di ingresso disciplinate dal cosiddetto decreto flussi allegando alle istanze di ingresso falsi contratti di lavoro o false attestazioni di soggiorno, oppure l'offerta di servizi di intermediazione illecita.

L'indagine a Piacenza

Anche nel territorio piacentino sono stati effettuati una serie di controlli ad alcune aziende agricole da parte della Squadra mobile, in collaborazione con l’Ufficio Immigrazione tesi a verificare la regolarità delle procedure di assunzione, relativamente al decreto flussi dei lavoratori stranieri per l’anno 2025. Dai primi accertamenti, emergerebbe che i titolari delle aziende interessate fossero estranei alle domande di flusso in ingresso presentate a loro nome come datori di lavoro, domande che riguarderebbero almeno 70 lavoratori.
Nel complesso, sono state identificate complessivamente 128 persone straniere di cui 6 espulse dal territorio nazionale, 3 accompagnate al centro di permanenza, e due munite di ordine di lasciare il territorio nazionale da parte dell’Ufficio Immigrazione.
La vasta operazione, coordinata dal Servizio centrale operativo (Sco), è stata realizzata con modalità ad "alto impatto". Sono state coinvolte le Squadre mobili di Bari, Bologna, Cagliari, Caltanissetta, Caserta, Foggia, Massa Carrara, Matera, Milano, Monza Brianza, Piacenza, Prato, Ravenna, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Rieti, Savona, Taranto, Terni, Torino, Treviso, Vercelli e Vibo Valentia, con il supporto dei Reparti prevenzione crimine e degli Uffici Immigrazione delle Questure interessate.
Dalle indagini è emerso che diversi gruppi criminali hanno sfruttato i tentativi di centinaia di stranieri di entrare in Italia, offrendo agli stessi di regolarizzarli, con ingenti profitti illeciti: per ogni pratica gestita irregolarmente venivano richiesti compensi tra i 1.000 e i 5.000 euro.