Emmanuelle forever, una saga pansessuale. La voglia di guardare profuma di scandalo

Dopo cinquant’anni l’eroina del softcore patinato torna senza censure per sedurre anche le nuove generazioni

Michele Borghi
Michele Borghi
July 2, 2025|11 giorni fa
Sylvia Kristel divenuta celebre nel ruolo scandaloso di Emmanuelle
Sylvia Kristel divenuta celebre nel ruolo scandaloso di Emmanuelle
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Bentornata Emmanuelle. È un vero piacere ritrovarti in altissima definizione e soprattutto in versione integrale. Cinquant’anni fa lo sbarco nei cinema del Belpaese della scandalosa eroina nata dalla penna di Emmanuelle Arsan, tra fuochi d’artificio al boxoffice e profonda delusione degli spettatori. Tutta colpa di una censura dalle forbici affilate che smontò come un puzzle la trama originale e la ricostruì arbitrariamente, limando le tessere più pruriginose e appiccicando un finale pasticciato. «Tutto qua?», si chiedevano gli italiani uscendo dalle sale senza aver potuto apprezzare in pieno le sequenze dell’amplesso sull’aereo, la performance dell’eccentrica spogliarellista fumatrice e gli scandalosi tuffi in costume adamitico. Grazie al cofanetto bluray targato Plaion, quel montaggio “light” della pellicola diretta da Just Jaeckin - una decina i minuti sacrificati sotto la scure ministeriale - è solo un lontano ricordo. Ora i primi quattro capitoli della saga pansessuale che lanciò il fascino etereo dell’olandese Sylvia Kristel arrivano in tutto il loro splendore per sedurre le nuove generazioni: “Emmanuelle”, “Emmanuelle l’antivergine”, “Goodbye Emmanuelle” e infine “Emmanuelle 4”, dove il ruolo del titolo passa a Mia Nygren.
Dal 1974 al 2025 di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Sequestri, processi e minacce di rogo appartengono al passato. Tutto il casino innescato dall’icona del softcore patinato oggi fa sorridere, tra paesaggi da cartolina e amplessi più suggeriti che mostrati. Eppure quel mix di eleganza e trasgressione, mezzo secolo fa incuriosì molte donne in fila davanti alle sale, spinte da voyeurismo e curiosità antropologica.
In barba alla valanga di bassa pornografia che successivamente ha invaso cinema e videoteche, “Emmanuelle” è circolato tagliuzzato pure in vhs. Bisognerà attendere il 2008 per poter inserire nel lettore dvd un disco finalmente uncut (ma con nuovo doppiaggio) in grado di restituire al film la sua autentica anima libertina. Sorte peraltro condivisa dal sequel del 1975, che da noi fu distribuito con due anni di ritardo e con una durata di 75 minuti contro gli 87 originali. Ironia della sorte, i tagli italiani alla fine hanno sortito l’effetto opposto, trasformando la serie “Emmanuelle” ancora più chiacchierata, simbolo di un’epoca che ancora oscillava tra repressione e desiderio di libertà.
Tra i personaggi più riconoscibili del cinema erotico, Emmanuelle è diventata un marchio di successo rigorosamente vietato ai minori. Rivoluzionando non solo il cinema softcore, ma pure la cultura popolare degli anni ’70 e oltre. Kristel (s)veste i panni della giovane moglie di un diplomatico che esplora la propria sessualità. Sullo schermo si muove come una dea delicata, ma audace, che intraprende un viaggio di scoperta personale attraverso incontri erotici e relazioni non convenzionali. «Non sono affatto soddisfatta dall’immagine che Emmanuelle ha dato di me nel mondo - sbottò l’attrice ad un certo punto della carriera - . La gente pensa che sia una ninfomane, ma io non sono lei. Lei non è altro che una di quelle donne stupide che si trasformano in oggetti sessuali per farsi manipolare dagli altri, in particolare dagli uomini. Per di più è anche noiosa». Le femministe si spaccarono: alcune accusarono la serie di perpetuare stereotipi, mentre altre ne lodarono il messaggio di emancipazione.
La trilogia con Kristel e il quarto capitolo con Nygren nel cofanetto bluray 4K di Plaion
La trilogia con Kristel e il quarto capitolo con Nygren nel cofanetto bluray 4K di Plaion
Emmanuelle comunque non fu perseguitata solo in Italia. Nonostante la rivoluzione sessuale e il clima post-’68 favorissero una maggiore apertura, le autorità censorie di molti Paesi si divertirono un sacco. In patria il film ottenne il visto censura, ma solo dopo accese discussioni attorno ai momenti di erotismo esplicito, sebbene soft. Negli Stati Uniti, la pellicola ricevette una classificazione X iniziale, poi mitigata a R con tagli. In alcune aree dell’Asia e del Medio Oriente, fu addirittura bandito.
Come accennato qualche riga fa, non andò meglio con i sequel. Il secondo e il terzo capitolo, in particolare, amplificarono la tensione con la censura, spingendo i limiti del genere con scene più audaci di esplorazione bisessuale e di sensualità. Nonostante i tagli, i film trovarono il loro pubblico. “Emmanuelle” rimane uno dei film francesi di maggior successo: non male per un progetto che, nelle intenzioni dei produttori, puntava a bissare l’exploit di “Ultimo tango a Parigi”, sdoganando l’erotismo al cinema come forma d’arte accessibile a un pubblico ampio. Il feeling con il pubblico s’incrinò al quarto atto, ma ormai il dado era tratto: inquadrature eleganti e una fotografia curata elevarono il softcore, influenzando registi e produttori in tutto il mondo. L’impatto si estese a moda, musica e cultura pop, con la sedia di rattan che divenne un simbolo erotico universale. Insomma, Emmanuelle forever.