Che paura “Lo squalo”! Cinquant'anni fa al cinema il mare si tinse di rosso

Il capolavoro di Spielberg fu il mega successo di Natale nel ’75. La prima al Politeama con 700 nuovissime poltroncine imbottite

Elisabetta Paraboschi
July 23, 2025|4 giorni fa
Tre uomini e una barca chiamati a sfidare il Male incarnato dallo squalo
Tre uomini e una barca chiamati a sfidare il Male incarnato dallo squalo
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Da cinquant’anni bastano due semplici note per terrorizzare: il mi-fa ripetuto con intensità crescente è diventato una delle più riconoscibili colonne sonore del cinema mondiale. “Lo Squalo” ha compiuto cinquant’anni, ma non li dimostra: il film di un giovanissimo Steven Spielberg che doveva essere un disastro annunciato ha inventato il concetto di Blockbuster. In America uscì il 20 giugno 1975, giusto in tempo per terrorizzare tutte le famiglie in partenza per le vacanze. In Italia invece si dovette aspettare il 19 dicembre, ma fu un successo straordinario.
A Piacenza la pellicola continuò a essere proiettata al cinema Politeama per tutte le vacanze di Natale e anche dopo: dal 19 dicembre 1975 al 9 gennaio 1976 compresi, i piacentini ebbero la possibilità di lasciarsi terrorizzare dal temibile predatore subacqueo costruito inizialmente dalla penna di Peter Benchley e poi reso in carne e ossa – anche se sarebbe più corretto dire in ferro e poliuretano – dal regista all’epoca 27enne. «Un eccezionale avvenimento cinematografico» lo definiva Libertà all’indomani dell’uscita nei cinema italiani con tanto di pubblicità in bella vista e recensione del giornalista Giulio Cattivelli (di cui si riferisce a parte).
Di quelle proiezioni sappiamo che già come era avvenuto in America – dove ai botteghini si accumularono file interminabili probabilmente anche grazie a un’intensa campagna di marketing fatta di gadget andati a ruba, che da sola costò 700 mila dollari – anche da noi il film riscosse un successo senza precedenti. Con una nota di colore: proprio in occasione della proiezione i proprietari del Politeama di allora, Augusto e Nino Bergonzi fecero sostituire le vecchie poltrone in legno della galleria con 700 poltroncine imbottite e rivestite di stoffa color avorio. «Un bel regalo di Natale» lo definì allora il nostro quotidiano proprio perché la sostituzione a tempo record era avvenuta nella notte della vigilia a opera dei tecnici della ditta Destro di Padova: «L’innovazione è stata accolta con favore dal pubblico che ha gremito in questi giorni di festa il noto cinema-teatro cittadino» annotava il giornalista nell’articolo.
A distanza di cinquant’anni da quegli avvenimenti, “Lo Squalo” resta un’icona del cinema capace di plasmare un immaginario collettivo e di alimentare per decenni un odio (quasi) infondato verso gli squali bianchi anche se le statistiche dicono che è più facile morire colpiti da una noce di cocco piuttosto che finire in bocca a un pescecane. È un film sulla paura, non solo su quella delle fauci – “Jaws” come si legge nel titolo del libro – da cui essere divorati, bensì sulla paura dell’ignoto che anima Hooper quando si imbarca sull’Orca; sulla paura dell’inadeguatezza vissuta da Brody, su quella della perdita evocata da Quint. Ma alla fine – e il film lo mostra chiaramente – la paura si può sconfiggere. E non serve una barca più grande, a volte basta lo schermo di un cinema.