Castelli parla davanti ai giudici e ribadisce la sua innocenza
In tribunale hanno preso la parola gli avvocati difensori di alcuni tra i tredici imputati nel processo sul presunto sistema di appalti pubblici pilotati in Alta Valtrebbia e Alta Valnure.

Elisa Malacalza
June 26, 2025|39 giorni fa

Davanti ai giudici, giovedì 25 giugno in tribunale, per ore, hanno preso la parola uno dopo l’altro gli avvocati difensori di alcuni tra i tredici imputati (ex sindaci, tecnici, imprenditori) accusati a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione, concussione, turbativa d’asta, falsi e voto di scambio, nel processo sul presunto sistema di appalti pubblici pilotati in Alta Valtrebbia e Alta Valnure.
Con il contrattacco della difesa, dopo le requisitorie dei pubblici ministeri Emilio Pisante e Matteo Centini concluse a maggio, è così tornata ieri in via del Consiglio l’inchiesta Ghost Road, “Strada fantasma”, che fece volare gli elicotteri militari sull’Alta Valtrebbia nel rigido inverno del 2022.
A porte chiuse, gli avvocati Ettore Grenci e Luigi Alibrandi (per l’ex sindaco di Cerignale Massimo Castelli), Carlo Benussi (per Giovanni Mozzi, titolare dell’impresa Bobbiocasa), Antonio Trabacchi (che rappresenta Claudio Tirelli, ex responsabile dell’Ufficio tecnico di Bobbio) hanno tentato a nome dei propri assistiti di smontare soprattutto la tesi accusatoria di una tentacolare associazione a delinquere alla base di diversi cantieri da Bobbio a Cerignale e con mire - almeno per quanto riguarda i sindaci intercettati per due anni - sul maxi appalto della Statale 45 tra Rivergaro e Cernusca, oltre a ribadire la regolarità del sistema di appalti dai quali, gli imputati, non avrebbero tratto alcun vantaggio economico.
A questo proposito, in particolare, l’ex sindaco Castelli ha chiesto di rilasciare dichiarazioni spontanee ai giudici ribadendo come sia proprio l’accusa di un’ipotetica associazione a delinquere a fare più male, anche umanamente. Ha sottoposto ai giudici i documenti e lo statuto dell’Unione montana, ricordando come sulla base dei parametri indicati (dove la città della Valtrebbia ha un peso di voto nettamente superiore rispetto a Cerignale) fosse scontata l’elezione del sindaco di Bobbio Roberto Pasquali a presidente. E quindi - è stata la tesi della difesa di Castelli - perché mai provare con un disegno criminogeno quello che venne definito l’assalto politico dell’Unione? L’ex primo cittadino, che si è fatto quindici giorni di carcere prima delle dimissioni e della riconsegna della fascia tricolore, ha sottolineato poi anche la vita di un sindaco di montagna, dove è chi sta in municipio a portare la spesa ai fragili, a guidare il taxi sociale, a tagliare le piante con l’operaio quando c’è il gelicidio. Ha ribadito - secondo quanto è stato possibile ricostruire - di essere pronto a pagare se sarà dimostrato il suo errore, ma ha anche sottolineato con forza di non essersi intascato un euro di soldi pubblici e di essere «orgogliosissimo» dell’essere stato sindaco di una comunità che ora può contare su una centralina idroelettrica - anche quella nel mirino dell’inchiesta - capace di garantire autonomia energetica alla comunità.