Prove di fusione tra tre Comuni: «Per noi piccoli è l'unica via»
I sindaci di Cerignale, Corte Brugnatella e Zerba presentano ai residenti il progetto di accorpamento. E Ottone non ci sta

Paola Brianti
|16 giorni fa

Il municipio di Cerignale, capofila del progetto di fusione
Sulla maglietta che l’allora candidata sindaca Fausta Pizzaghi indossava in campagna elettorale, c’è scritto I Love Cerignale, con un gigantesco cuore rosso. La lista di Renato Bertonazzi nel 2023 si chiamava Riscopriamo Corte Brugnatella. Quando Giovanni Razzari ha pareggiato per ben due volte contro l’uscente Claudia Borrè per poi vincere per questioni d’età, lui 73 anni e lei meno, in scheda aveva un simbolo con scritto Zerba futura. Tre sindaci che hanno fatto dell’attaccamento al paese una bandiera anche elettorale, eppure (o forse proprio per questa ragione), sono disposti a rinunciarvi e tutti e tre saranno venerdì 10 ottobre alle 20.30 all’albergo Due Valli di Marsaglia per parlare di fusione, poi ancora sabato 11 alle 10.30 in municipio a Zerba e alle 15 a Cerignale.
È questa solo la «fase uno» di un lungo percorso che si conclude con un voto, quella in cui saranno informati i cittadini. È ancora solo il momento del confronto per tre Comuni che fanno le prove per diventare uno, come accaduto nel 2018 ad Alta Val Tidone, e infatti ospite dei tre appuntamenti sarà il più convinto sponsor dell’accorpamento: Franco Albertini, che nel 2018 ha varato un Comune che non c’era, Alta Val Tidone. E che anche oggi dice: «Se mi sono pentito? Solo di non averlo fatto prima», e ricorda che da 18 dipendenti sono passati a 12, senza traumi, ma anche che per dieci anni le sue casse possono contare su 800mila euro l’anno di fondi regionali e ministeriali. Totale: 8 milioni. Un bell’obiettivo per tre Comuni che insieme fanno meno di 700 abitanti. Guardando giù, verso la Bassa, San Pietro in Cerro da solo li supera.
«Per noi sta diventando un problema anche acquistare le gomme nuove per il taxi sociale» spiega Pizzaghi, che con entusiasmo sogna un solo sindaco per tutti e non importa se non sarà lei a vestire la fascia. «Quanta Imu e Tari possiamo incassare con un numero di residenti così piccolo? - s’infervora Pizzaghi - Abbiamo difficoltà nella spesa corrente, ossia nelle manutenzioni ordinarie, dall’acquisto di materiale edile per piccoli lavori, ai pezzi di ricambio per il camion dei rifiuti che si rompe».

Figurarsi a Zerba, che di abitanti ne fa 70: «La fusione è l’unica via e io ci credo fortemente - conferma il sindaco Razzari - Fatico a chiudere le buche e a pagare il riscaldamento: la carenza di fondi interessa tutti, ma la montagna che si spopola ancor di più». Gli fa eco Bertonazzi, che fa i conti con «un ufficio tecnico, che è il cuore d’ogni attività comunale, a 18 ore: 36 non ce le possiamo permettere. Siamo sempre sul filo, basta una nevicata in più rispetto al previsto per essere in difficoltà con i conti». Bertonazzi è entusiasta dell’accorpamento, ha già persino pensato a un nome per il nuovo Comune, «Alta Val Trebbia e Val Boreca, ma forse è un po’ lungo, e comunque sarebbe utile fare un sondaggio su Libertà», aggiunge.
Il capofila dei tre, Cerignale, rassicura: «Questa proposta andrà votata, siamo ancora agli inizi - spiega Pizzaghi - La vera sfida per noi amministratori è garantire la rappresentanza di tutti i Comuni e delle loro frazioni, dobbiamo portare avanti le istanze anche, per esempio, dei pochi residenti di Lisore, che hanno gli stessi diritti di chi vive a due passi dalla città».
E l’orgoglio del nome del paese? «Quando ero un bambino - chiude Bertonazzi - andavo a scuola e in classe con me c’era chi era nato a Bobbio, chi a Fiorenzuola. Io sono nato in casa, a Marsaglia, e ne vado orgoglioso. Ma qui bisogna guardare al futuro, non al passato. Il futuro è ricominciare dalle basi, perché noi non abbiamo il problema delle scuole, ma dei bambini che non abbiamo, delle famiglie che sono sempre meno. Il futuro sono manutenzioni, strade in ordine, servizi per tutti».
Ma Ottone non ci sta: «L'identità non si vende»
Sembrerebbe naturale includere anche l’ultima propaggine dell’altissima Valtrebbia nella futura fusione, il Comune di Ottone, che porterebbe in dote 450 abitanti nel nuovo ente con Corte Brugnatella, Zerba e Cerignale. Così quattro Comuni diventerebbero uno solo, da 1.200 abitanti. E invece Ottone ha detto un "no" irrevocabile per bocca del sindaco Federico Beccia: «Sono contrario, perché quello che ho visto in questi casi è che si è persa una grande cosa: l’identità. Ottone non è Marsaglia, non è Zerba, non è Cerignale. E tutti i soldi che potrebbero arrivare da Stato o Regione non valgono la perdita dell’identità di un luogo».

Irremovibile, Beccia spiega che «c’era già stato uno studio una decina d’anni fa sull’opportunità di fusione per i i nostri Comuni, poi non se n’è fatto più nulla. Non c’era bisogno di un altro studio, ma mi hanno interpellato e ho risposto che già allora avevo fatto un’analisi dei pro e dei contro e non mi ero trovato concorde. C’è la questione dell’identità, la primissima, «ma anche il fatto che Ottone ha 32 frazioni e 127 chilometri di strade che si fa una fatica incredibile a gestire. Se si aggiungono altri tre Comuni, con tutta la loro galassia di frazioni, la situazione mi pare sinceramente ingovernabile».
Troppo vasto il territorio, a parere del sindaco in carica, che è certo del fatto che «alla fine ci guadagnerebbero soltanto i capoluoghi». Prende ad esempio una delle tante micro località che sta sotto alla sua amministrazione, «la frazione di Bussego. C’è qualcuno a Marsaglia che sa dove sia? Credo proprio di no» e tanto basta a stare da soli. Non importa che Franco Albertini, il primo sindaco di tre Comuni fusi in uno nel Piacentino, Alta Val Tidone, assicuri che l’unione fa la forza, anche economica. «Arriveranno soldi - sostiene Beccia - ma non è chiaro quanti e quando, e soprattutto credo che mai andranno a riparare la cunetta di Bussego. Le frazioni sono la nostra identità, in un’epoca in cui tutto si globalizza sono quanto di più prezioso ci resta».
Pur facendogli notare che le casse dei Comuni suonano come barili vuoti e che dunque la cunetta di Bussego potrebbe restare un progetto sulla carta senza i soldi per essere realizzato, Beccia non ha dubbi: «Abbiamo poco, è vero. Ma sappiamo quali sono le priorità del nostro territorio. Sono certo oltre ogni dubbio che Ottone darà maggior attenzione alle frazioni rispetto a quello che farebbe un Comune unico che neppure sa dove siano quelle frazioni». E così Ottone resterà una libera repubblica, «ma dopotutto - chiude - c’è un motivo se la lista con cui ho vinto le elezioni si chiamava proprio così: "Ottone libera"».