Il pino domestico è il secondo albero ornamentale d’Italia

Tanti esemplari si trovano anche a Piacenza e in provincia Si tratta di un arbusto iconico in tutto il Mediterraneo

Dea De Angelis
|48 giorni fa
Filare di pini (via Vassalli, Castellarquato) - FOTO DEA DE ANGELIS
Filare di pini (via Vassalli, Castellarquato) - FOTO DEA DE ANGELIS
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Nell’ultima rubrica di fine luglio, abbiamo raccontato di un albero davvero speciale, almeno per due motivi: per la sua natura e perché possibile albero monumentale su scala nazionale: il ginkgo biloba, “fossile vivente” di Villa Antonini, a Calendasco. Riprendiamo oggi il racconto di ‘storie di alberi’ con una pianta, una resinosa, che la maggior parte dei lettori di Libertà avrà visto o vissuto (giro in bici in Romagna, selfie sotto la sua chioma ombreggiante, camper in sosta, pic-nic in pineta) nei luoghi di vacanza: il pino (domestico o marittimo). Sebbene il clima non sia ideale il pino è stato introdotto anche nel piacentino come albero ornamentale, in parchi pubblici e in giardini privati di città o di provincia. E’ presente anche in giardini storici dei castelli o a formare filari lungo i viali urbani (in fotografia, a Castell’Arquato). Lungo le coste del mar Mediterraneo, come molti già sapranno, due sono le varietà di pino, quello domestico (Pinus pinea) e quello marittimo (Pinus pinaster). Il primo, noto anche come pino dei pinoli ha una caratteristica chioma a ombrello ciò che lo rende soggetto iconico nel paesaggio mediterraneo e della città eterna, Roma. I suoi semi, i pinoli appunto, sono commestibili e vengono usati, per esempio, per preparare il favoloso pesto alla genovese! Il secondo, il pino marittimo, si distingue per una forma della chioma più disordinata e un’elevata capacità di resistenza a condizioni ambientali avverse o - ahinoi - a eventi climatici estremi. Isolato o a formare pinete il pino è il secondo albero più diffuso della nostra penisola.
Il primato spetta al leccio, la quercia sempreverde. Completando il medagliere, il bronzo va all’ulivo, albero coltivato su suolo nazionale, soprattutto in meridione, ma presente anche con esemplari monumentali allo stato naturale. Pensate che in Gallura un ulivo ha “messo radici” da 4000 anni, è l’ulivo più vecchio della Sardegna. Il pino è un albero sempreverde. Le sue foglie – aghiformi - cadendo al suolo impediscono la crescita di piante infestanti creando un sottobosco fiabesco. Ma c’è un ma. Contengono olii e resine, ciò che le rende infiammabili contribuendo alla propagazione di incendi boschivi, quelli che per cause naturali (o dolosi) vengono raccontati nelle pagine della cronaca estiva delle località costiere o delle isole del bacino Mediterraneo. Per ricordare l’importanza della tutela degli ecosistemi (le pinete, appunto) riportiamo l’Articolo 9 della Costituzione (approvato nel 1947, modificato nel 2022): «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione. Tutela l’ambiente la biodiversità e gli ecosistemi anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali».
Il pino domestico a Roma e al parco del Delta del Po. Tipica pineta in località di mare - FOTO DEA DE ANGELIS
Il pino domestico a Roma e al parco del Delta del Po. Tipica pineta in località di mare - FOTO DEA DE ANGELIS