Quel raptor gigante con la zampa di coccodrillo stretta fra i denti
La scoperta commentata da Simone Maganuco che da bimbo era affascinato dai dinosauri ed è diventato paleontologo
Dea De Angelis
|22 giorni fa

Il paleontologo piacentino Simone Maganuco a “Pliocenica 2025”, Castellarquato (foto Dea De Angelis)
Il sogno di molti bambini, fare il paleontologo e scoprire un dinosauro o le sue tracce, a volte può diventare realtà. Così è stato per Simone Maganuco, piacentino per la precisione sarmatese. Quando di anni ne aveva solo quattro, lo affascinavano i dinosauri e aveva chiaro come avrebbe voluto il suo futuro. La strada è stata lunga e in Italia – in generale - lo è più che in altri Paesi: liceo scientifico a Castelsangiovanni, studi di paleobiologia a Parma, un dottorato di ricerca a Firenze. Oggi è collaboratore del museo di Storia Naturale di Milano e a questa attività affianca quella di supervisore per artisti nella realizzazione di illustrazioni, sculture e allestimenti di mostre in musei, parchi o Università. È il curatore della mostra semipermanente “Parco Dinosauri in Carne e Ossa”, a San Lazzaro di Savena, alle porte della città di Bologna che registra 25.000 i visitatori annui, scolaresche comprese. Non solo. Ha inaugurato venerdì scorso, all’Università di Pavia, la mostra “Oceani perduti. Giganti marini al tempo dei dinosauri”, al museo Kosmos, mostra aperta al pubblico fino a giugno 2026.
Simone Maganuco, la paleontologia è in possesso di una nuova conoscenza. E‘ notizia di questi giorni la scoperta di una specie di dinosauro. La sorprende?
«No affatto. Il gruppo di dinosauri mega Raptor cui appartiene era già noto, ma la ricerca in paleontologia, scienza che studia i fossili, è in costante aggiornamento. Si consideri che gli uccelli attuali contano circa 10.000 specie mentre ne conosciamo (solo) un migliaio dei dinosauri, loro antenati. Risulta intuitivo capire che ci resta ancora molto da scoprire ».
Il giacimento vicino al fiume Chico in Argentina ha regalato un campione fossile frammentato del ‘vecchio’ dinosauro, con un dettaglio affatto trascurabile: tra le fauci dello spaventoso predatore, il resto osseo di una preda, un coccodrillo. È un evento raro in paleontologia?
« Il mega Raptor scoperto, classificato come ‘Joaquinraptor casa-li’ , era un predatore grande e grosso, dotato di artigli importanti, vissuto a fine cretaceo, 67 milioni di anni fa. In genere il paleontologo trova solo le ossa degli animali passati, questo reperto, con un evidente (e rara) traccia di predazione, racconta molto della biologia del dinosauro, elemento sempre complicato da ricavare ».
Scoperto nel 2023, la notizia viene diffusa dopo mesi e mesi. Sono i tempi di studio del reperto?
«Sì, certo».
I mega Raptor sono un gruppo già noto, perché quest’ultimo dinosauro si pensa fosse più feroce e più temibile del tirannosauro?
« I mega Raptor sono stati trovati in Sud America, comunque nell’emisfero meridionale, i tirannosauri invece vivevano a nord. La risposta alla sua domanda forse la si trova nei robusti arti superiori, quelli che nel tirannosauro sono invece noti come “braccine corte”. Entrambi erano all’apice della catena alimentare, ognuno per il suo ambiente».
Maganuco, sa dirci se i dinosauri, animali estinti, erano rettili o uccelli?
« La risposta ancora oggi non è semplice o definita. Sappiamo che i dinosauri avevano un metabolismo più avanzato dei rettili (animali a sangue freddo). Lo deduciamo dalla postura bipede o sollevata da terra, dal ritmo di crescita dei piccoli più rapido dei rettili e soprattutto dalla diffusione geografica. I dinosauri vivevano anche verso i poli, al freddo, cosa che per i rettili è impensabile, mentre per gli uccelli è reale ».
È lecito aspettarsi nuove sorprendenti scoperte di dinosauri?
« Assolutamente sì».
Dove, in quale continente?
« In tutti e sei i continenti. Lo studio dei dinosauri nei decenni è cambiato molto. Dalla scoperta di esemplari, quindi di specie, si tenta oggi di fare ricostruzioni di paleoecologia».
Simone in conclusione, un paio di anni fa ha raccontato ai lettori di Libertà delle sue ricerche all’interno di un gruppo internazionale di uno spinosauro in Marocco. Come proseguono, si sono concluse?
«Quasi. È in programma un’ultima spedizione, forse a dicembre. Se non troveremo quel che ci manca (vertebre e arti), la considereremo comunque ricerca conclusa».