Favoreggiamento immigrazione e un milione di profitti: nei guai due persone
I soggetti colpiti dai provvedimenti sono il titolare di un Centro di Assistenza Fiscale di Piacenza ed un commercialista piacentino
Redazione Online
|35 giorni fa

Una vasta indagine contro il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina è stata portata a termine dalla polizia di Piacenza e coordinata dalla Procura della Repubblica. A finire nei guai un commercialista e il titolare di un C.A.F., che grazie a un illecito sistema di "mercimonio" di nulla osta all'ingresso nel territorio italiano di cittadini extracomunitari attraverso le procedure del Decreto Flussi avevano realizzato profitti superiori al milione di euro, e per i quali sono scattate misure cautelari.
I soggetti colpiti dai provvedimenti sono il titolare di un Centro di Assistenza Fiscale di Piacenza ed un commercialista piacentino, terminali di una rete criminale internazionale orientata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, principalmente di cittadini egiziani.
L'indagine è sta avviata nel febbraio 2024, quando un cittadino straniero si è rivolto alla Prefettura di Piacenza, chiedendo se il nulla osta rilasciato per un suo cugino fosse autentico, spiegando di aver pagato 4mila euro per il suo "acquisto". La Prefettura ha allertato immediatamente la Procura e la Squadra Mobile di Piacenza, e sono state avviate indagini, anche attraverso la perquisizione dei soggetti che sembravano fin da subito coinvolti nello schema criminale, con sequestro ed analisi di una vasta documentazione cartacea e telematica.
All'esito delle indagini svolte dagli investigatori della Squadra Mobile, anche con la collaborazione degli operatori dell'Ufficio Immigrazione e dei militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Piacenza, è stato possibile accertato come i due soggetti, in concorso tra loro, avessero creato un sistema illecito per far entrare i numerosi cittadini stranieri, in prevalenza egiziani, sfruttando il Decreto Flussi ed ottenendo illecitamente migliaia di euro a persona. È stata ricostruita l'illecita emissione di complessivi 141 nulla osta all'ingresso ottenuti con modalità fraudolente per altrettanti cittadini stranieri.
Il titolare del C.A.F. era il vero e proprio motore di un'attività criminale di carattere internazionale, volta ad ottenere e quindi a rivendere sul mercato estero i nulla osta all'ingresso in Italia.
Attraverso le false asseverazioni redatte dal commercialista, il titolare del C.A.F. faceva compilare ai responsabili delle aziende, che si rivolgevano a lui per ottenere manodopera, richieste di assunzione di cittadini extracomunitari sproporzionate alle effettive esigenze, rassicurandoli che, con le richieste fatte in eccedenza, sarebbe stato più facile ottenere i lavoratori di cui avevano effettivamente bisogno, ovviamente omettendo di informarli che i loro limiti reddituali non avrebbero, in realtà, consentito di effettuare le richieste di nulla osta.
In alcune circostanze, addirittura falsificava la firma degli imprenditori per creare delle ulteriori false richieste di nulla osta. Sono complessivamente 18 le aziende coinvolte nella presente indagine.
Il commercialista si occupava di affermare falsamente che le aziende avessero la capacità reddituale per assumere un numero elevato di lavoratori, di cui non avevano bisogno e che non potevano comunque permettersi, al fine di consentire il rilascio dei nulla osta da rivendere. Infatti, è emerso come la maggior parte delle ditte coinvolte non avesse sufficienti redditi neanche ad assumere un singolo lavoratore.
Pagando poche centinaia di euro per pratica al commercialista infedele, il titolare del C.A.F. riusciva ad ottenere da questi delle false asseverazioni sulle capacità reddituali delle aziende tramite le quali ottenere i nulla osta. Quindi, retribuiva il commercialista infedele versandogli denaro tramite ricariche Poste Pay. Il titolare del C.A.F. otteneva in questo modo un'eccedenza di nulla osta, che provvedeva quindi a rivendere al mercato estero, in prevalenza egiziano, ove chi voleva entrare in Italia pagava fino a 12.000 euro alla rete criminale per ottenere un nulla osta all'ingresso. Venivano sfruttate quindi le procedure di silenzio-assenso proprie del procedimento amministrativo in esame, saturando i portali con centinaia di richieste, rendendo impossibile per gli enti preposti al controllo, alcuna approfondita verifica sulle singole richieste.
L'indagine della Squadra Mobile, diretta dalla Procura di Piacenza, ha permesso di raccogliere numerosi indizi a carico degli indagati per un reato con pena fino a 24 anni di carcere, raccogliendo prove tramite perquisizioni, analisi di innumerevoli faldoni ed assunzione di informazioni dai testimoni.
L'Ufficio Immigrazione ha svolto un'attività minuziosa di studio delle pratiche, coadiuvando la raccolta delle prove decisive alla ricostruzione degli illeciti. Inoltre, ha svolto una parallela attività istruttoria che ha consentito alla Prefettura di provvedere alla revoca di numerosi nulla osta, impedendo l'accesso in Italia dei cittadini extracomunitari che si erano rivolti ai servizi illeciti della rete criminale.
La Guardia di Finanza piacentina ha svolto un accurato studio circa le capacità reddituale delle aziende coinvolte, riuscendo a cristallizzare le discrasie tra le asseverazioni del commercialista e le reali capacità reddituali delle aziende coinvolte.
Pertanto il titolare del C.A.F. è stato destinatario delle misure cautelari del divieto di dimora nella Provincia di Piacenza, dell'obbligo di presentazione alla p.g. e del divieto di esercitare attività riguardanti l'intermediazione nella ricerca di manodopera estera; al commercialista è stata inflitta la misura cautelare del divieto di esercitare la professione di commercialista.
È possibile stimare che la rete criminale, composta dai due soggetti e da altri terminali nei paesi di origine dei migranti, abbia tratto profitti superiori al milione di euro nell'ambito delle indagini in questione.