Il freddo inizia a pungere: a Piacenza dormitori pieni
in inverno cresce la difficoltà per chi non ha un tetto (fra questi anche chi ha un lavoro)
Filippo Lezoli
|11 ore fa

Il freddo complica ancor di più la vita di chi non ha una casa - © Libertà/Marco Grisoli
Nella mattinata di domenica 7 dicembre una donna che aveva trascorso all’aperto la notte, con in mano due grandi borse della spesa contenenti i suoi pochi beni, cercava riparo dal freddo sotto la pensilina della fermata del pullman in via dei Mille. Come lei, in città ci sono tante altre persone costrette a fronteggiare come possono le temperature che negli ultimi giorni si sono abbassate, giungendo di primo mattino a soli due gradi.
Il freddo ha cominciato a pungere, ma Piacenza si è fatta trovare pronta nel prestare sostegno alle persone più fragili, a chi non ha una casa. A novembre è stato infatti presentato il piano dell’emergenza freddo, che quest’anno durerà un mese in più, fino ad aprile, cinque mesi invece di quattro. Un anticipo voluto per tentare di aiutare il maggior numero di persone. Già adesso, spiega però Chiara Castignoli che gestisce il Rifugio Segadelli vicino alla stazione ferroviaria, «i dormitori sono pieni». Sia i dieci posti disponibili al Segadelli sia gli altrettanti aggiunti in via Bolzoni sono al momento tutti occupati. «Restano diverse persone in attesa - dice Castignoli - ma confidiamo di dare una risposta a tutti, ovviamente nel rispetto dei tempi e del regolamento».
Complessivamente a Piacenza sono 50 i posti letto disponibili per trovare una soluzione a situazioni di grave marginalità. A fronte dei 32 posti, femminili e maschili, disponibili per i dormitori in città, se ne aggiungono altri 18 per l’inverno, otto messi a disposizione dalla Caritas alla parrocchia Sacra Famiglia.
In tal senso Davide Marchettini, della Caritas diocesana, afferma che «la richiesta di posti letto negli ultimi anni è ormai stabile». E che di un letto hanno bisogno anche i giovani che lavorano nella logistica con un contratto precario. «Abbiamo conosciuto persone con un contratto di lavoro precario, che non consentiva loro di prendere un appartamento in affitto, e che dovevano dormire per strada. Cerchiamo di dare un risposta a queste esigenze, a volte allugando anche un po’ il tempo di permanenza per consentire loro di coprire la durata del contratto con un tetto sopra la testa. Anche con la Parrocchia di San Giovanni Battista, a Castel San Giovanni, siamo riusciti a trovare tre posti letto per chi lavora nella logistica in quel Comune». Non tutti però accettano un dormitorio, per questo il Comune si è affidato anche alle “Sheep Dreams”, rifugi mobili velocemente montabili che consentono a chi dorme per strada di resistere anche a temperatura di meno 6 gradi. «Alcune - dice Castignoli - sono state distribuite a persone che non volevano accedere al dormitorio, le Sheep Dreams si sono rivelate per loro la soluzione più adatta».

